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“La Signora canta il blues”, e lo fa con la voce che graffia le pareti della sua prigione, voce che culla se deve cullare, che morde se deve mordere, che sanguina se vuol far sanguinare.
È delicata, è fragile, ma è senza paura.
Guardare il pubblico può congelare anche il più caldo dei cuori, il pubblico sa essere crudele.
Ma è la Signora che sceglie il suo blues e cosa far ascoltare. Niente la ferma, niente la potrebbe mai fermare se non quel veleno che è la sua prigione.
Billie Holiday con la bianca gardenia tra i capelli, la bocca sensuale e pigra, lo sguardo malinconico e sornione. A volte troppo stanca, altre volte troppo vissuta. Mai, però, nel canto, mai troppo.
Ha lasciato il segno, la Signora del blues, e ricordarla così, viva e autentica, mai rassegnata seppur disincantata ci fa bene.
Ci facciamo cullare e mordere, sanguinare con lei non ci fa paura.
Lady Day, racconta ancora della vita così come l’hai conosciuta, noi sappiamo ascoltare anche se il nostro amore non può liberarti dal tuo veleno…
(Barbara Favaro)